Isabella
Pileri Pavesio
Due occhi bellissimi, sguardo profondo e
un talento letterario non comune, con una particolare predilezione per il
genere noir. Isabella Pileri Pavesio è una scrittrice trentenne che ha trovato
con il suo ultimo romanzo, “Il peccato chiama peccato”, la definitiva
consacrazione. Uscito nel 2012, il libro ha ricevuto quest’anno il premio
“Luisa Rossi Buglione”.
Di Isabella sorprende la semplicità e
anche la velata timidezza, ma traspare dalla sue parole anche tutta la
determinazione di una ragazza volitiva e piena di ambizioni.
È stato piacevole scambiare con lei alcune
battute che ci hanno permesso di conoscerla un po’ meglio.
Dai Isabella, per cominciare raccontaci qualcosa di
te.
Sono nata a Genova. Al mondo della
scrittura sono approdata con le raccolte di poesie Voci Nostre ( Nova
Edizioni, anni 2000 e 2002). Nel 2002 ho vinto il Premio Speciale Roberto
Monaldi con Auguri di compleanno.
Nel 2007 ho pubblicato il primo giallo
(per ragazzi), Morte nel fango (edito da Gammarò), sui legami fra lo Stato
e la mafia.
Dopo il liceo classico mi sono laureata in
Giurisprudenza all'Università di Genova, ma ho fatto mille lavori diversi come
tutti i giovani di oggi, soggiornando anche all'estero. Attualmente collaboro
come social media manager per il magazine svizzero Inews Swiss di
Zurigo. Il secondo libro, pubblicato in Svizzera a brani su I-News Swiss, si
intitola Guida al mobbing furbo: come ricattare la P.A. ed essere felici.
Nel 2012 è uscito Il peccato chiama
peccato, con prefazione del giornalista Tg5 e scrittore Gaetano Savatteri,
edito da BAE edizioni e il cui ricavato è devoluto interamente alla Lega
Nazionale per la Difesa del Cane. (Sono una grande amante degli animali!)
Attualmente è in registrazione
l'audiolibro de Il peccato chiama
peccato.
Com’è nata l’idea del tuo ultimo romanzo? La trama è molto complessa ma
intrigante. Ti sei ispirata a qualcosa di vero?
Con Il
peccato chiama peccato sono al terzo romanzo. Scrivere e` una necessità per
me, non posso farne a meno! Dopo tanti anni, spesso sogno di notte i
personaggi che protestano se non termino la storia: ormai mi
comandano a bacchetta. Soprattutto il detective Giò Baglioni, che e` sempre il
protagonista, anzi, un amico vero e proprio.
L'ispirazione? Penso sia un mix di
elementi reali e immaginari. Zurigo e le sue strade hanno fatto da innesco per
la storia di questo romanzo. Per me scrivere significa esplorare e
scoprire ogni giorno cose, persone, luoghi, dettagli. Sempre di notte mi
vengono le idee migliori: vivo le storie che scriverò come una
spettatrice a teatro e al mattino butto giù le idee con il caffè della
colazione da un lato e Pimpi arrotolata dall'altro (Pimpi è il piccolo
cane di Isabella, N.d.R).
Quanto tempo hai impiegato per scrivere “Il peccato chiama peccato”?
Bella domanda: qualche mese, ma
prima ho "studiato" molto! Scrivere un thriller oggi significa
confrontarsi con lettori abituati a scrittori che sanno tutto di armi e di
laboratori. A me per esempio è stato utilissimo visitare il Racis
di Roma (sarebbe la cupola dei Ris, un fiore all'occhiello delle nostre
tecniche di indagine). Psicologia e criminologia invece vengono bene per la
descrizione della psiche dell'assassino e penso che in questo mi potrà aiutare
l'amica criminologa Francesca Buffa, che organizza convegni a cui ogni tanto
sono invitata. Essenziale, poi, è l'editor, che per primo legge il romanzo e
poi lo rivede, e il mio è mia zia: Luisa Pavesio, che per anni ha fatto il
Direttore di Istituto di Cultura e ha presentato molti scrittori data la sua
grande passione per i libri. Per Il
peccato chiama peccato, ha fatto un’ ulteriore lettura Armando Rotondi,
fondatore di BAE edizioni, cui devo il titolo, una citazione biblica che
intriga e incuriosisce.
Insomma, l'ispirazione è solo il calcio di inizio, il resto è lavoro.
Ma quando ricevo messaggi di complimenti da parte di miei lettori, questa è la
cosa più grande, quella che ripaga tutte le fatiche!
Ti è mai venuta la classica crisi del “mollo tutto” e se sì, come l’hai saputa superare?
Una volta, ma solo per pochi secondi: spesso purtroppo l'esigenza di
promuovere un romanzo va di pari passo con quella di scrivere. Sono un
"orso" e non mi piace affatto mostrarmi in pubblico, forse sono anche
un po' timida. Per questo i primi secondi di una presentazione per me sono
difficilissimi, poi mi abituo. Come quando mi hanno assegnato il premio Luisa Rossi Buglione, all'inizio mi sono
sentita un po' spaesata.
Ma per quanto riguarda lo scrivere, non vorrei mai che mi prendesse il
blocco famoso. Anche se purtroppo vivere dei miei libri è ancora solo un sogno,
magari riservato ai grandi giallisti statunitensi.
Una volta finito il romanzo, immaginiamo sia cominciato anche per te il pellegrinaggio alla ricerca di un editore interessato alla pubblicazione...
Io credo di rappresentare molti colleghi
che, come me, scrivono e molti di loro purtroppo non riescono neppure a
pubblicare perché non hanno nessuno alle spalle. Certo non è facile arrivare alla
Mondadori, ma io sono contentissima della mia casa editrice. BAE Edizioni ha fama di grande serietà soprattutto nella scelta dei suoi autori. Insomma, non è
uno dei tristemente noti editori a pagamento. Non è facile neppure farsi
pubblicare dai piccoli e medi editori, anche loro sono di grande qualità, basti
pensare alla Sellerio prima di Camilleri. Comunque per pubblicare il mio
primo romanzo ho dovuto aspettare anni e un noto editore genovese una
volta mi ha perfino detto: "Non
leggiamo il suo romanzo perché il libro di un esordiente vale meno di zero". La fatica di scrivere è tanta e quella di
pubblicare pure, come sanno tutti quelli che scrivono, grandi o piccoli che
siano.
Hai altri progetti nell’immediato futuro?
Sicuro! Ora siamo in fase di editing del quarto romanzo, Schegge di memoria, molto più lungo degli altri e condito di psicologia e di esoterismo, con un tocco romantico e un affaccio sulla storia. Questa volta il detective Baglioni si dovrà confrontare con la sparizione di due sorelle con un passato nell' Inghilterra vittoriana. Schegge di memoria è il risultato del tempo che ho passato a Londra e della mia passione per questa città. Anche se non dimentico mai Genova e Pegli, che vengono spesso citate anche qui. Inoltre sta per uscire l'audiolibro de Il peccato chiama peccato, per i meno fortunati che non possono leggere libri a causa di una disabilità, con la colonna sonora di Francisco Bayon e la regia dell'attore-cantante Dario Pittaluga.
Il 20 dicembre sarò a Genova
all'inaugurazione della nuova oasi della Lega Nazionale per la Difesa del
Cane a ripresentare Il peccato chiama
peccato. Con me ci saranno anche Graziana Moretti e Pier Luigi Castelli,
dirigenti della Lega Nazionale per la difesa del cane, a cui ho scelto di
devolvere il ricavato dei miei diritti d'autore a questa associazione.
Per concludere, qual è il tuo momento della giornata più propizio per scrivere?
A me piace stare sul divano o accucciata
per terra con il computer sul pavimento nelle pose più improbabili, l'orario
non importa. Sembro un fachiro. A volte sull'autobus mentre vado al lavoro
estraggo quadernetti e fogli e scrivo in piedi in mezzo alla calca. Trovo
brandelli e fogli ovunque, nella giacca del cappotto, in fondo alla
borsa. Ho pile di libri in tutta la mia stanza, in equilibrio precario. Ma siccome
amo anche vivere, uscire, vedere gente, la mia vita è molto complicata. In
futuro mi piacerebbe anche scrivere un libro per bambini ispirato al mio gatto
Minou perché a volte per far ridere faccio parlare il mio gatto con una
voce distorta e gli faccio dispensare strani consigli interpretando a
modo suo le parole, tipo che è molto colta perché “sta sui libri” o che ha
fatto la “terza alimentare”.
Chi scrive è sempre un po' matto, vive
nella sua dimensione. A Londra ero tanto distratta da prendere la metropolitana
e scendere venti fermate dopo perché stavo a osservare chi mi
circondava e prendevo appunti. Mi piace anche farmi scattare foto noir in vecchie case abbandonate e chi
mi scatta le foto è la mia amica Giovanna Fadda, brava fotografa
cinematografica. Da piccola avevo quadernetti ovunque, pieni di storie sui
fantasmi. Nella prima pagina scrivevo sempre: "Da grande voglio fare la
scrittrice".